Interprete della grecità calabrese, Antonella Lombardo è la vignaiola che ha ricostruito la sua seconda vita abbandonando il palazzo di giustizia per tornare a casa tra vigne e cantina.
Un percorso che ha ricondotto la produttrice sulla via dell’antichità classica del Sud Italia, un patrimonio tangibile e intangibile non del tutto sommerso con un cuore pulsante che batte a Bianco (RC) paesino a metà strada tra Monasterace che conserva il più grande mosaico pavimentale della Magna Grecia raffigurante un drago e la perfezione greca dei bronzi di Riace custoditi al Museo di Reggio.
Bianco: culla di grecità vinicola
Bianco ricade nel tratto della Costa dei Gelsomini, l’asse viario in provincia di Reggio sul litorale ionico originariamente punteggiato dagli arbusti odorosi.
Un business quello dei fiori, declinato al femminile e legato non soltanto all’industria profumiera ma soprattutto alla manifattura dei tessili e dei filati, del quale nella Locride resta poco e niente: appena il nome.
L’eredità contadina però non è andata completamente perduta ed è stata raccolta dagli agrumi. Terra di bergamotti, questa sponda di Mediterraneo gode di una fascia climatica mite tutto l’anno e favorevole a numerose vegetazioni: dalle spontanee come le radici di liquirizia alle colture dei vitigni locali.
Un prerequisito che ha spinto Antonella Lombardo nel 2007 a tornare a casa e a ritrasferirsi a Bianco, lasciandosi alle spalle Milano e la carriera d’avvocato.
“Un cambiamento graduale e irreversibile, ho sentito che non potevo non cogliere quell’opportunità: c’erano dei terreni in vendita e l’occasione di rilevare la cantina sociale” ricorda la vignaiola calabra. “Non c’è stata esitazione: con mio padre, architetto in pensione, capimmo che era un nuovo inizio. Il vino lo frequentavo già e con una curiosità particolare, un interesse profondo che adesso assume un altro significato”.
“L’idea di contribuire al recupero dei vitigni autoctoni e ripopolare queste colline di Gaglioppo, Calabrese Nero, Nerello Mascalese,Greco di Bianco e Mantonico riprendendone i vecchi alberelli e nel frattempo progettare nuovi impianti, è più di un obiettivo – continua la vignaiola calabrese – la considero una visione comune per tutto il territorio che è ancora segnato dalle migrazioni al Nord e ha ricominciato solo recentemente ad imboccare una nuova direzione. La campagna è uno stile di vita.”
Le scelte in vigna e in cantina
Un’etica e un rigore facilmente rintracciabili anche nel modo di condurre le vigne nel rispetto dell’ecosistema in cui sono collocate, seguendo il regime biologico e pratiche agronomiche a basso impatto.
La biodiversità che si scorge a colpo d’occhio negli 8 ettari distribuiti su diverse porzioni delle campagne di Bianco è un orientamento preciso: tanti gli ulivi della cultivar locale Geracese che convivono con le erbe spontanee e monumentali fichi d’india, usati come delimitazione naturale per segnare i confini.
Un paesaggio che è una stratificazione vegetale e minerale, suoli e rocce variegate contornano un piccolo eden calabro: Cerasella è l’appezzamento che più di tutti restituisce la percezione di una grecità mediterranea ancora viva e presente, un ettaro e mezzo vitato di Greco Bianco tra alberi da frutto disseminati su saliscendi estremi degradanti verso l’immensità del mare nostrum.
E anche se la toga è appesa al chiodo da qualche anno, Antonella è quel tipo di produttrice partecipe che ha mantenuto il “metodo dell’indagine” in ogni fase della produzione.
Nulla sfugge alla supervisione attenta, circondata da un pool di tecnici che l’ex avvocata ha radunato con la volontà di puntare al massimo: con lei in campo ci sono gli agronomi Stefano Dini e Dario Ceccatelli e in cantina l’enologo Emiliano Falsini.
I vini della grecità
Sul mercato sono in tutto sono 6 le referenze di Antonella Lombardo, riconosciuta come Viticoltrice dell’anno 2021 per il Gambero Rosso e insignita dalla stessa testata con il prestigioso premio dei tre bicchieri per l’etichetta Pi Greco 2019.
Una produzione rappresentativa e di territorio, perfettamente in equilibrio tra passato e il “qui ed ora”.
La Calabria del vino tanto attuale quanto tutta da riscoprire, rivive una nuova stagione grazie alla vivacità di produttori rimasti o rientrati in campagna come in Cirò e la storia raccontata qui.
La storia di Bianco è tutta da ritrovare. Il Mantonico e gli altri autoctoni sono portabandiera vinicoli di questo spicchio di Calabria, immerso nella grecità ammaliante e senza tempo del Mediterraneo.
Gli assaggi della cantina sono tutti carichi di personalità, di seguito una selezione “bianchista” caratterizzata dalla grecità.
CHARÀ 2021 Calabria IGT Rosato
100% Nerello Mascalese vinificato in bianco che raggiunge un colore rosa scarico, all’olfatto emergono piccoli frutti rossi, sentori agrumati, note floreali.
Le quote basse di allevamento, altitudini che oscillano tra i 50 e i 100 mt slm, ne fanno un sorso mediamente più largo e disteso rispetto ai conterranei siciliani. Una sottile trama tannica incornicia il palato in un finale sapido e persistente.
Curiosità: la produttrice usa per la maggior parte delle referenze il tappo a vite, ottimo per preservare un vino che punta a dare il meglio già dall’annata corrente.
GRECO 2021 Calabria IGT Bianco
Solo uve di Greco di Bianco diraspate e sottoposte a macerazione pellicolare a freddo per circa 12 ore. Segue la pressatura soffice ed un procedimento di vinificazione che conosce solo l’acciaio, tutto giocato in freschezza e integrità.
Giallo dorato, il Greco di Bianco sventola profumi ed aromi tipici varietali di frutta, fiori gialli e leggeri sentori agrumati. Al palato prevale la timbrica intensa e salina di un’esplorazione mediterranea.
AUTORITRATTO 2021
Identificarsi con il Mantonico in purezza: la scelta di Antonella Lombardo è quella di raccontarsi, come in un autoritratto, attraverso le tinte forti del vitigno dall’arcaica paternità di tante altre varietà.
“Il complesso mosaico che è stato ricostruito negli anni ha rivelato il ruolo giocato da tre diverse varietà, Sangiovese, Garganega e Mantonico, nella nascita di una parte importante del patrimonio viticolo italiano”
La Stirpe del Vino di Attilio Scienza, Serena Imazio
Nasce su terreni argillosi intarsiati da marne calcaree di origine pliocenica, suoli ricchi che imprimono sul Mantonico una carica minerale forte. In cantina la fermentazione avviene in acciaio e con soli lieviti indigeni.
La definizione delle tonalità dorate e la luminosità anticipano un naso carico di frutti, agrumi e gelsomini: un respiro che è una cartolina dipinta di Bianco. Al sorso si manifestano le sensazioni olfattive, il finale salato enfatizza sensazioni gustative iodate e lunghissime.
CHEIRAS 2020
Piena grecità: la vinificazione artigianale ricorda il rituale di produzione degli antichi che prevedeva l’appassimento in pianta per il Greco di Bianco raccolto tardivamente e poi posto a riposo all’ombra sui fruttai per altri 20 gg.
Per la vendemmia 2020, alla prevalenza di Greco di Bianco è stato aggiunto un piccolo saldo di Mantonico (10%).
Diraspatura e leggera pigiatura a mano, Cheiras in greco indica il saluto con la mano. Fermenta in acciaio sulle proprie bucce e con i naturali lieviti indigeni presenti sulle uve a temperatura controllata.
Le sfumature oro tendenti all’ambrato riempiono il calice che emana i tipici sentori varietali combinati alla pratica di appassimento: frutta secca e disidratata, fiori gialli appassiti, frutta tropicale, agrumi canditi e note di spezie dolci.
Il palato è sorprendentemente secco, la dolcezza annunciata all’olfatto è solo un ricordo. Il sorso resta armonico, teso e riccamente sapido.
Esiste anche una micro produzione di Cheiras in versione più spinta (solo 800 bottiglie) e più vicina alla tipologia tradizionale, lo stesso uvaggio completa l’appassimento sviluppando una carica di zuccheri che porta al naso e al palato un piacevole corredo di garbata dolcezza.
classe 1979, nata all’ombra del vulcano, il vino e la biodiversità dell’Etna sono i primi naturali contatti con il mondo enologico che la travolge e la appassiona sin da piccola. Giornalista, Donna del Vino e sommelier con un palato goloso e curioso che la spingono verso viaggi del gusto, nei quali a essere assaporato è anche il paesaggio